Storie di persone
“Chi, nel cammino della vita, ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno, non è vissuto invano.”
Madre Teresa di Calcutta
Dedicato a Maria
Maria (nome di fantasia), una ragazza di 17 anni di Anina, da noi conosciuta nel 2011, malata grave con l’intestino deviato malamente per un presunto tumore, abbandonata nel letto di casa, magrissima, con poche speranze di sopravvivere, con una madre alcolizzata, un padre inaffidabile e altri fratellini in condizioni ambientali di miseria e senza assistenza sanitaria.
Riusciamo ad attivare un bravo e generoso medico di Timisoara che riesce a farla ricoverare di nuovo. Il chirurgo dichiara che l'intervento di deviazione dell'intestino è stato inutile e quindi pericoloso. Il tumore, incredibile (!), non c'era.
Una nuova operazione di ripristino, una lunga degenza continuamente seguita da noi che sosteniamo tutte le spese necessarie, la fa migliorare ma il ritorno nell’ambiente famigliare non l’aiuta e anzi la porta ad una profonda depressione.
Ci attiviamo di nuovo e grazie all’associazione di dentisti di “Overland for Smile” rimettiamo in ordine la sua dentatura disastrata.
Grazie al nostro amico Davide che possiede un piccolo laboratorio di bigiotteria, riusciamo a trovarle un lavoro. Maria, velocemente trova un senso e uno scopo. Con i soldi guadagnati esce di casa e si rende autonoma.
Lavora molto e inizia a pensare a un futuro. Rimane da Davide quasi un anno, poi ha l'occasione di andare all'estero per occuparsi di un'anziana come molte fanno in zona. Coraggiosamente parte e si inoltra in un mondo sconosciuto. Poi accetta altri incarichi similari che le insegnano ad avere cura degli altri, facendo da mangiare, pulizie, ecc... Tiene i contatti con noi via internet. e... impara il tedesco!
Vive con il suo ragazzo romeno che la raggiunge. Lui trova lavoro come autista e lei fa le pulizie. Ma la cosa più bella è che recupera i fratellini con la mamma perché abbiano lì un futuro migliore, e vadano a scuola con regolarità, e li aiuta quanto può con i suoi guadagni. Trova poi lavoro in un ospedale; pulizie nelle sale operatorie e di sera va a scuola per imparare a fare l'infermiera. Ha capito quanto importante è l'istruzione e riprende la scuola abbandonata in Romania. Poi vuole anche la patente e ci riesce.
Nel 2016 si sposa e il futuro ormai le sorride, e noi siamo tanto felici insieme a lei.
Dedicato a Violeta
Ecco la lettera ricevuta da lei, nel 2019:
<<Mio fratello era malato di reni e mia madre stava combattendo con nostro padre per la nostra custodia legale. Tutto era un caos!
La venuta di Gianluca per noi è stata un dono di Dio. Con l'aiuto del Gruppo Il Giocattolo ogni volta che stavamo male andavo dal medico (anche in Italia, 6 volte!).
Ogni volta che venivano in Romania non evitavano di passare da noi, venivano sempre a fare la spesa e davano i soldi a mia madre per comprarci ciò di cui avevamo bisogno per la scuola.
Grazie a loro, per un periodo di 6 anni sono riuscita a stare in collegio dove i costi erano piuttosto alti, circa 400 lei al mese.
Il mio primo volo aereo è stato con Gianluca e Rosa. Per noi l'infanzia è stata una lotta costante. Non ho mai saputo ringraziarvi, ma ho imparato qualcosa da voi: - la scuola viene prima di tutto e l'istruzione ha un ruolo importante nella vita; - se offri aiuto, dallo dal cuore; - non aspettarti nulla in cambio se aiuti qualcuno.
Per molto tempo non ho capito: perché aiuti le persone senza aspettare qualcosa? Invece sono arrivata a capire che quando porti un sorriso sul volto di un uomo turbato, sei due volte più felice!
Finché siamo sani possiamo fare tutto ciò che abbiamo deciso di fare, se sei in grado di pensare allora puoi andare molto lontano, non c'è limite!
Grazie dal profondo del cuore per assolutamente tutto e spero di poter restituire.>>
Dalle fogne di Bucarest a una vita più serena
Dedicato a Dorin
Nasce nel 1972 a Hunedoara e cresce in orfanotrofio perché subito abbandonato, girando diversi istituti; è analfabeta non avendo mai frequentato la scuola.
Già da minorenne ha girovagato in tante zone, dormendo nelle stazioni e nei treni (uno dei cosiddetti "bambini randagi", all'epoca numerosi in Romania), nei parchi e nelle fogne per avere il caldo del teleriscaldamento.
Ha ovviamente situazioni di handicap mentale e vari tic di origine nervosa.
Nessun affetto, nessuno che si sia occupato di lui. Per conseguenza, non ha alcuna fiducia negli altri.
Si è dedicato a furti e ubriachezza. Pur nella sua condizione di minorenne con handicap è stato condannato a 10 anni in prigione in una cella con altri 100 detenuti, in condizioni inimmaginabili.
Tornato in libertà ha continuato la sua vita da randagio fino ad ammalarsi di tubercolosi e finire ricoverato in un sanatorio.
Noi lo abbiamo incontrato nel 2010 mentre girovagava a Bradet, ubriaco e dileggiato come uno scemo del villaggio.
Dormiva in un misero rifugio senza acqua e corrente elettrica, riparandosi dai topi distribuendo del pane vecchio sul terreno per non farli salire sulla sua branda.
Da allora, piano piano, è stato assistito e curato cercando di insegnargli per prima cosa la necessità di lavarsi e di seguire le minime norme igieniche, di mangiare con le posate.
Abbiamo sopportato i suoi scatti violenti.
Si è anche cercato di insegnargli a scrivere e leggere, ma la cosa importante è che per la prima volta in vita sua ha avuto affetto, al punto che Rosa la chiama "mamma".
Periodicamente torna in sanatorio per le cure. Ora riesce con i suoi limiti a leggere e a scrivere, mangia con le posate, si collega a internet con un cellulare che gli abbiamo donato, dimostra una onestà inaspettata, vive insomma una vita minimamente decente, anni luce dalla sua vita precedente.
Non avendo avuto un'infanzia è attratto dai peluches.
I nostri associati che lo conoscono ne sono molto affezionati, anche perché è furbo e ha delle espressioni molto simpatiche.
Dorin ci ha fatto capire che chi non ha conosciuto amore non può dare amore ma quando qualcuno (normalmente sono i genitori) si occupa con affetto di lui la situazione cambia radicalmente e si può affrontare il cambiamento.
Grazie Dorin, in realtà siamo noi che abbiamo imparato molto da te.
Dedicato a Beniamin
Ecco la lettera di Beniamin, pervenuta nel 2018:
<< Provengo da una famiglia numerosa di sei figli con una vita non sempre semplice ma comunque bella per l'armonia tra noi. Io sono il secondo maggiore. Guardando al passato mi rendo conto solo ora di quanto poveri eravamo, vivendo in una vecchia casa di fango e legna, con due sole stanze di cui, d'inverno per risparmiare la legna, ne usavamo soltanto una. Capisco ora che non osavo sognare qualcosa di meglio e pensavo se potevano esserci concrete speranze per la nostra povera famiglia. Intuivo chiaramente quanto noi siamo limitati dal punto di vista materiale: sappiamo solo vivere.
I miei genitori lavoravano tanto. Il babbo in fabbrica e la mamma nell'orto da cui ricavare il sostentamento, con il nostro aiuto di bambini. Però loro ci hanno insegnato a essere operosi e, uniti l'uno all'altro, ad amarci.
Il primo incontro con "gli italiani" (così vi chiamavano noi bambini), ha avuto un impatto profondo nel nostro cuore di bambini, riempendoci di felicità. Eravamo contenti dei cibi e dei giochi ricevuti (ancora oggi conservo una macchinina per i miei bambini!). Mai mi ero incontrato con stranieri che dimostrassero tanto affetto e cura di noi. Questo mi ha dato speranza. Sapendo che qualcuno, pur lontano da noi, ci volesse così bene già ci faceva molto bene. Ricordo che i nostri genitori erano stati interrogati su cosa avessero bisogno. Era straordinario che qualcuno venisse da noi per chiedere dei nostri bisogni. Per molto tempo non ho capito perché. I mie i genitori chiesero e furono accontentati! Mi ricordo la felicità nel vedere il frigorifero, la falciatrice (n.r: una vecchia ma perfetta BCS) e il motorino Ciao.
Tutto era ben pensato dagli "italiani" perché noi ci potessimo evolvere. Il frigorifero era per conservare bene il cibo. La falciatrice per tagliare la nostra erba per gli animali e allo stesso tempo poter lavorare per i campi dei vicini da cui avemmo davvero dei buoni ricavi in famiglia. Il motorino servì per permettere al babbo di andare al lavoro distante 8 km. e, più tardi, per il nostro divertimento di bambini.
Fu proprio una benedizione. Posso affermare che dopo i genitori gli "italiani" sono stati gli uomini più importanti nella nostra vita di bambini.
Grazie al vostro intervento Dio ci ha dato la speranza, ci ha aperto un orizzonte in discesa per le relazioni tra uomini e non solo certo per i beni materiali ricevuti. L'affetto vostro lo abbiamo sentito molto bene, noi bambini.
Ma le cose non sono finite lì. Dopo un certo tempo si è aperto il cielo di Dio ed è arrivata una grande benedizione in famiglia: abbiamo ricevuto la notizia che gli "italiani" desideravano costruire una casa per noi! Abbiamo vissuto una così grande emozione che non è possibile descriverla. La realtà era incredibile. Noi che non potevano nemmeno sognare quel che altri in paese avevano, noi che riceviamo in dono una casa? Come si può capire una cosa così? Chi ha mai vissuto un avvenimento simile? E perché proprio noi? Perché? Per me è stato incomprensibile per tanto tempo e solo dopo molti anni ho iniziato a capire.
Adesso capisco che voi italiani siete stati strumento valoroso nelle mani del Signore. Anche adesso, dopo molti anni, sono stupito di come Dio abbia lavorato nella nostra famiglia tramite voi. Quel che ha impressionato e riempito il cuore di grande felicità è stato vedere una intera squadra di italiani che, con noi al fianco, hanno costruito la casa. Che scena incredibile. Ci sarebbe tanto da dire per questi indimenticabili ricordi.
Ho imparato da voi che fare felici rende felici. Voi eravate felici di dare, probabilmente ancor più di noi che ricevevamo. Dio non ci lascia come siamo ma desidera che cambiamo. Io non sono certamente stato il miglior bambino e il più buono ma sicuramente quando capiamo ciò che ricaviamo da Dio, lui ci cambia. Come ha cambiato me. Ho capito come Dio si serve delle brave persone per fare il bene perché noi, a nostra volta, cambiamo la nostra vita da materiale a molto più spirituale. Egli desidera che ci liberiamo da ogni legame per farci davvero felici. Io sono stato liberato da molte cose che degradavano la mia vita proteggendomi dalla falsità, disonestà, ecc… E tutto questo l'ho capito tramite voi "italiani". Sono convinto che ci abbiate radicalmente cambiato la direzione della nostra vita, facendoci più buoni e altruisti.
Questo è diventato il nostro motto: "sii un donatore e non un ricevente". Voi vivete proprio di questo motto. Oggi io vivo per aiutare le persone in modo materiale e spirituale. Perché? Non so ma credo davvero che sia un seme che voi "italiani" avete posto in noi. Ho ricevuto un altro gran regalo: mia moglie Areta e il nostro bambino Avraam. Ci sentiamo debitori verso Dio e siamo felici.
Vi vogliamo bene "motori" di tutte queste belle cose. Lodato sia Gesù. >> Attualmente Beniamin vive in un villaggio multiconfessionale cristiano di circa 90 persone, ove presta la sua attività di agronomo operativo ricevendone in cambio il sostentamento per la sua giovane famiglia. E' un posto dove si respira armonia e fratellanza sincera.
Dedicato a Gabi
Gabi, abbandonato dai genitori, lo abbiamo trovato parte di una famiglia rom (lo zio che si era accompagnato con la cognata) in una delle solite situazioni di grande disagio: una casa fatiscente e insana in un piccolo paesino. Dopo aver provato ad aiutare tutta la numerosa famiglia, rispondendo ad una timida richiesta di un fragile dodicenne che semplicemente intuiva che non poteva avere un futuro in quell'ambiente degradato - grazie all'onnipresente Maria Grazia che ne ha sopportato le spese per anni - abbiamo trovato per lui un collegio Battista nella città di Resita e quindi Gabi ha potuto iniziare il suo percorso scolastico, recuperando pian piano gravi carenze ma soprattutto vivendo in un contesto adeguato per imparare le regole base di una vita normale.
Quasi ogni settimana avevamo informazioni dirette sul suo andamento e sopratutto una precisa lista delle spese. La nostra presenza "come famiglia adottiva" è stata costante. Non è stato semplice ma siamo sempre riusciti.
Terminate le scuole medie, su sua richiesta, è passato alla scuola tecnica di Caransebes dove, in tre anni, ha imparato la meccanica motoristica. Anche lì è stato seguito con nostre visite periodiche e mediante la nomina di un tutor per la gestione delle spese (sempre sopportate da Maria Grazia), in un alloggio privato.
Terminata la scuola professionale, ne abbiamo perduto i contatti e temevamo che il ragazzo si fosse "perso", al punto che pensavamo inutile il nostro sforzo. Invece, ecco la bella sorpresa di saperlo tornato alla casa di origine (nel frattempo abbandonata dallo zio) con la sua giovane compagna e una bella bimba! Ora riesce a mantenere la famiglia, esercitando proprio il lavoro di meccanico e, grazie alle acquisite abilità manuali, ha preso a ristrutturare la casa facendola diventare un'abitazione normale e dotata.
È molto riconoscente di quel che la nostra associazione ha fatto per lui. E noi siamo lieti di questo riconoscimento ma la soddisfazione più grande è quella di vedere, negli anni, i risultati della "semina". Grazie a te, Gabi.
